L’amico dello sposo

Chi è l’Amico dello Sposo.

 

Il Cammino di Betlemme conduce al deserto interiore, e la figura fondamentale del Nuovo Testamento che ci fa da guida è senz’altro lui, l’abitante del deserto per antonomasia, Giovanni Battista: 

 

(…) vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». (Mc 1,4-8).

 

Già da queste parole emerge la grande umiltà di Giovanni che non si ritiene degno di chinarsi a slegare i lacci dei sandali di Gesù. Giovanni, l’amico dello Sposo, è stato scelto come modello per le guide del Cammino di Betlemme, affinché possano essere conformi al suo umile servizio di accompagnatori, cercando di diminuire sempre più per far crescere la presenza di Dio in coloro che vogliono percorrere questo itinerario spirituale.

 

Allo sposo appartiene la sposa, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. (Giovanni 3,29)

Non si rassegnavano che il loro maestro dalla voce tonante e dalla figura imponente, vero erede dei grandi profeti di Israele, lasciasse prevalere il giovane rabbí di Nazaret, a prima vista più modesto. Serpeggiava questo sentimento tra i discepoli di Giovanni il Battezzatore, un sentimento venato anche di gelosia, come si riferisce nel contesto in cui è incastonato il frammento che abbiamo desunto dal quarto Vangelo. Là, infatti, si evoca questa reazione dei seguaci del Battista: «Rabbí, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco sta anche lui battezzando e tutti accorrono a lui!» (3, 26).

È, questa, una tentazione che attecchirà anche tra gli stessi discepoli di Cristo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non era uno dei tuoi seguaci. Ma Gesù disse: Non glielo impedite!… Chi non è contro di noi è per noi!» (Marco 9, 38-40). Ma ritorniamo a Giovanni e alla risposta che egli rivolge contro il sospetto dei suoi zelanti amici. Ricorrendo a un famoso simbolismo biblico, usato dai profeti per delineare l’intimità del patto tra Israele e il Signore, ossia all’immagine nuziale, il Battista definisce Cristo come lo Sposo per eccellenza a cui è legata la sposa, che è la comunità dei credenti in lui.

Già questa rappresentazione rivela la straordinaria considerazione di Giovanni nei confronti di Gesù, riconosciuto in pratica nella sua divinità, a causa dell’applicazione della simbologia nuziale profetica. In questa cornice egli ritaglia anche il suo spazio e delinea il suo autoritratto, quello di «amico dello Sposo». La formula non è generica, così come appare di primo acchito; essa, infatti, ha una qualità che potremmo definire come “tecnico-giuridica”. Nell’antico Israele l’amico dello sposo era colui che era stato incaricato dai due clan familiari di tenere i rapporti tra i fidanzati, così da formalizzare tutti gli aspetti concreti, legali ed economici del futuro matrimonio.

Si tratta, quindi, di una missione rilevante, quella – fuor di metafora – di far incontrare Cristo e Israele. In questa luce Giovanni è veramente “il Precursore” o, come si legge nel prologo giovanneo, «non era la luce, ma colui che doveva dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui» (1,7). Limpida e coraggiosa è, perciò, la confessione che egli aggiunge, destinandola ai suoi discepoli perché superino la loro ristrettezza spirituale: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (3,30).

Una frase che è segno di verità e di umiltà, di consapevolezza della propria vocazione e dei limiti che essa comporta. Una vera e propria lezione soprattutto per genitori ed educatori, per guide e maestri: la loro missione non è quella di mettere se stessi al centro per farvi convergere per sempre il figlio o il discepolo; bensì è il far crescere l’altro in pienezza, così che raggiunga la sua maturità e abbia lui il primato. Tra l’altro, con il famoso filosofo latino Seneca del I secolo d. C., possiamo ricordare che «c’è un duplice vantaggio nell’insegnare perché, mentre si insegna, si impara».

(Pontificio Consiglio della Cultura – www.cultura.va/content/cultura/it.htlm)

In questa luce definiamo le caratteristiche dell’Amico dello Sposo:

 

    1. Può essere un fratello o sorella eremita che ha già percorso il Cammino, l’Altare dell’Offerta e la Via del Silenzio nella quale si è formato come accompagnatore.
    2. Nel caso di una coppia di sposi che hanno fatto insieme il Cammino e che sentono la chiamata a diventare accompagnatori, saranno considerati un solo Amico dello Sposo, per testimoniare la loro unione sacramentale nel matrimonio: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due ma una sola carne. L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto (Mc 10,7b-9). Guideranno quindi le Custodie in stretta collaborazione.
    3. L’Amico dello Sposo ha il compito di presentare il percorso formativo (Custodie del Silenzio Straordinarie) a coloro che vorranno avvicinarsi al Cammino di Betlemme, cercando la collaborazione di un presbitero di fiducia al quale fare riferimento per mantenere la comunione ecclesiale. I gruppi che potranno seguire non superino il numero di 10 persone, per garantire il clima di silenzio e raccoglimento interiore. Non sono previste condivisioni verbali durante o al termine delle Custodie per non disperdere il dono ricevuto dall’esperienza del silenzio, tuttavia potranno essere chiesti chiarimenti, a livello personale, all’Amico dello Sposo che è tenuto al segreto come nei termini del Diritto Canonico (Foro interno).
    4. Al termine del percorso formativo l’Amico dello Sposo ha raggiunto il suo obiettivo: accompagnare ogni nuovo Eremita a Gesù-Sposo sull’Altare dell’Offerta. 

Dalla Regola: Il proposito della donazione generosa sull’Altare dell’offerta è sottoposto al discernimento sia dell’eremita che dell’Amico dello Sposo, colui o colei che ne è stata la guida e l’accompagnatore. Il proposito di consacrazione all’Altare dell’offerta sarà fatto nelle mani di un presbitero di fiducia dell’Amico dello Sposo. Anche se l’Amico dello Sposo fosse un presbitero, la consacrazione non sarà fatta nelle sue mani, ma in quelle di un altro presbitero. Gli eremiti, infatti, sono presentati alla Chiesa perché ne accolga l’offerta; l’Amico dello Sposo ha portato a compimento il suo servizio, consegnando allo Sposo, tramite la sua rappresentazione sacramentale, il fratello o la sorella che ha seguito e accompagnato lungo il cammino (punto 4)