XIX Domenica T.O.

Anno B – 11 Agosto 2024

1Re 19,4-8 – Sal 33 (34) – Ef 4,30 – 5,2 – Gv 6,41-51

“Chiara d’Assisi, anche per un tipo di iconografia che ha avuto ampio successo a partire dal ‘600, è spesso rappresentata con l’ostensorio in mano. Il gesto ricorda, seppure in un atteggiamento più solenne, l’umile realtà di questa donna, che, già molto malata, si prostrava, sorretta da due sorelle, davanti al ciborio d’argento contenente l’Eucaristia (cfr. Legg. S. Ch. 21: FF 3201), posto davanti alla porta del refettorio, dove stava per abbattersi la furia delle truppe dell’Imperatore. Chiara viveva di quel Pane, che pure, secondo l’uso del tempo, poteva ricevere solo sette volte l’anno. Sul letto della sua malattia ricamava corporali e li mandava alle chiese povere della vallata spoletina.

In realtà, l’intera vita di Chiara era una eucaristia, perché – al pari di Francesco – ella elevava dalla sua clausura un continuo «ringraziamento» a Dio con la preghiera, la lode, la supplica, l’intercessione, il pianto, l’offerta e il sacrificio. Tutto era da lei accolto ed offerto al Padre in unione col «grazie» infinito del Figlio unigenito, bambino, crocifisso, risorto, vivo alla destra del Padre” (Giovanni Paolo II, Lettera alle Claustrali Clarisse per l’VIII centenario della nascita di Santa Chiara, 11 agosto 1993).