Anno B – 10 Ottobre 2021
Sap 7,7-11 – Sal 89 (90) – Eb 4,12-13 – Mc 10,17-27
Lo sguardo di Dio segue la prospettiva dell’unità: «una cosa ti manca…», «un tesoro in cielo…».
È uno sguardo personale, unico, irripetibile, un dialogo intimo, immerso nel suo Amore: Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò; la prospettiva umana invece tende alla dispersione: possedeva infatti “molti” beni. Il possesso frammenta, disgrega l’uomo, lo fa attaccare alle molte cose che pensa di possedere, mentre in realtà ne diventa schiavo: i molti beni ci rendono ciechi davanti all’unico Bene, il sommo Bene.
L’oscurità del volto riflette l’oscurità dell’anima incapace di staccarsi dalle cose perché si perde in ognuna di esse e fa fatica a staccarsi da ciò che ritiene la propria stabilità. La povertà fa paura, l’unità fa paura perché rimaniamo nudi con noi stessi, davanti ai nostri limiti e alle nostre fragilità.
Allora «Seguimi!» Significa: spogliati! Significa: rimani davanti a me per quello che sei, non per quello che hai!
Ciò che possiedi non verrà con te nella tomba, il tuo vero tesoro sta nella misura in cui ti sarai lasciato amare, in cui mi avrai seguito, in cui ti sarai fidato del mio amore.
Io sono la Luce vera, quella che illumina la tua oscurità, vieni, lascia le tue cose, liberati, vieni verso di me e guarda quanto sei importante ai miei occhi!
Sei tu quell’unica cosa che desidero, sei tu che conti per me, sei tu il mio tesoro, è per te che mi sono fatto carne, per te sono salito sulla croce, per te sono risorto: seguimi… Ti ho amato di amore eterno…